(articolo originale su Lo Spazio della Politica)
Dedichiamo questa puntata di Next Round alla Olivetti, un caso importante di attore innovativo che in passato ha avuto un impatto significativo nel nostro paese e all’estero.Come è noto, l’Italia ha oggi un disperato bisogno di trovare un nuovo modello di sviluppo.Un progetto di rinnovamento culturale, ricambio politico e sviluppo industriale. La storia del sistema-paese è, sotto molti aspetti, una prigione che ne trattiene le energie: il debito pubblico, la struttura industriale bloccata su settori maturi, micro-imprese e rendite di posizione. Ma la storia d’Italia contiene anche degli incredibili elementi paradossali. L’Olivetti è uno di questi. Alcune delle risposte utili per l’Italia del 2011, tragicamente ancorata al suo passato, si trovano proprio in esso.
La storia della Olivetti, con particolare riferimento agli anni del secondo dopoguerra, è un esempio di come in Italia sia stato possibile raggiungere delle vette incredibili di eccellenza scientifica, meritocrazia e sensibilità culturale. Questa azienda progettò e produsse alcuni dei primi computer al mondo (come l’Elea 9003 o, per quanto riguarda i PC, la Programma 101), fu all’avanguardia nell’ambito dell’architettura (come la fabbrica di Pozzuoli progetta da Luigi Cosenza secondo criteri che oggi sarebbero definiti di “bioarchitettura”) e del design (ad esempio con la famosa macchina da scrivere Valentine disegnata da Ettore Sottass), e gli è riconosciuta l’adozione di uno dei migliori sistemi di gestione delle risorse umane negli anni ’50 e ‘60.
Un operaio semplice della Olivetti nelle pause di lavoro poteva assistere agli spettacoli teatrali del contro culturale, leggere uno dei 60mila volumi della biblioteca aziendale (inizialmente lascito del filosofo Martinetti), ascoltare un reading poetico del giovane Pasolini, assistere a convegni, frequentare i corsi di formazione gratuiti, discutere dei suoi problemi con direttori del personale risorse fuori dal comune, tra cui gli scrittori Volponi, Ottieri e il giovane Tiziano Terzani. Se meritevole poteva diplomarsi e laurearsi a spese dell’azienda, al 70-90% del salario, ed in alcuni casi scalare gli scalini della gerarchia fino a diventare dirigente. E’ una delle poche grandi aziende italiane, 70 mila dipendenti nel mondo, 30-40 mila in Italia, che negli anni ’70 non ha generato forme significative di risentimento violento.
L’Olivetti ha inoltre avuto un impatto notevole sugli studi organizzativi: psicologi come Musatti e sociologi come Gallino e Ferrarotti fecero le loro prime esperienze in questo contesto. Molti di essi, se dimostravano di essere adatti, ebbero incarichi di rilevo in giovane età. Grazie a persone come Elserino Piol, in Olivetti si è svolto anche uno dei primi esperimenti di corporate venture capital italiano. Infine, si può notare come questo impulso innovativo si si sia prolungato nel tempo, tanto che un paio di generazioni di imprenditori italiani in Silicon Valley hanno fatto il loro apprendistato in questa azienda. L’Olivetti ha promosso in passato un incredibile investimento sulle persone e sulla loro intelligenza che permise di elaborare prodotti tecnologicamente avanzati ed esteticamente differenziati, capaci di reggere e di guidare la concorrenza mondiale. Una lezione per il futuro.
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