lunedì 27 giugno 2011

La prima settimana alla Singularity University


Dopo la prima settimana è difficile sintetizzare tutto quello che è successo: sono passati pochi giorni ma gli avvenimenti sono stati densi e continui. Ieri la giornata si conclusa con una iperbole geek: all’interno del Googleplex, durante una conferenza sulla nanotecnologia organizzata dal Foresight Institute, subito dopo la presentazione della startup spaziale Moon Express (di cui avevo già parlato), conosco alcuni dei mitici “ThielFellows”, che come noi della SU sono stati invitati all’evento. Troppe cose simultaneamente, ci vorrà un po’ per digerire.
I TF sono 20 ragazzi sotto i 20 anni che hanno ricevuto 100 mila dollari a testa da un grande investitore, Peter Thiel (anche lui vecchia conoscenza de LSDP), che li ha pagati per abbandonare l’università e lanciare progetti imprenditoriali: non pensavo di trovarli alla conferenza, è stato molto interessante poter parlare con alcuni di loro, teenager nell’aspetto ma chiaramente  intelligenti e proattivi.
La settimana si è svolta alternando testimonianze, lavori di gruppo, sessioni di teambuilding, barcamp dove gli studenti si trasformavano in docenti ed ovviamente lezioni interessanti: dall’inventore e futurologo RayKurzweil, sulle curve di avanzamento tecnologico,a David Rose di AngelSoft, sui temi della finanza e imprenditorialità, da Brad Templeton dell’Electronic Frontier Foundation,sull’evoluzione delle tecnologie informatiche, a Daniel Kraft, sul futuro delle tecnologie mediche.
Oltre ai docenti, tra la cerimonia di inaugurazione ed il circuito della SU, c’è stata anche la possibilità di conoscere molte persone di cui fino a poco fa avevo solo letto gli articoli o i blog: da Vivek Wadhwa, collaboratore della Harvard Law School ed articolista su TechCrunch, a Patri Friedman, nipote di Milton Friedman e fondatore del progetto Seasteading.
Nei primi giorni di corso sono stato piuttosto nerd, molto poco “italiano” e meno sociale del previsto, o meglio, meno di come si aspettano i miei compagni di corso. Sto recuperando, oggi ho cercato di arrangiare un evento congiunto tra i ThielFellows e la SU, vediamo come andrà. In tutto questo, c’entra anche l’Italia: la SingularityUniversity ha stretto una partnership con l’Expo 2015, di cui curerà una parte dei contenuti. Si tratta di una grande opportunità e, vista la complessità dell’evento, anche di una grande sfida.
Ci sarebbe molto altro da raccontare: la conoscenza degli studenti e degli alumni, le attività di team-building un po’ stile “Giochi Senza Frontiere”, le discussioni su Maradona con i ragazzi argentini, le riflessioni interessanti di Vivek sul programma Startup Chile …  ma preferisco terminare con una nota su alcuni dei fondatori.
E’ incredibile quanto siano vive e piene di risorse le persone coinvolte nella creazione della SingularityUniversity: penso ad esempio a Peter Diamandis, imprenditore seriale e vero “catalizzatore umano” della SU, un individuo con una capacità spiccata di motivare e caricare di energia le persone, chiaramente un bilanciatore rispetto all’approccio più cerebrale e asettico di Kurzweil. Si rivela inoltre fondamentale la presenza di  Dan Barry, una persona splendida e allo stesso tempo estremamente umile e disponibile (è il personaggio che vedete nella foto in alto a sx). Dan è astronauta, ingegnere, medico,esperto di robotica, personaggio pubblico. Ha fatto una strada in salita dove la perseveranza è stata premiata: per coronare il sogno di andare nello spazio ha inviato la sua prima application alla NASA a 23 anni, fallendo, fallendo l’anno successivo, anche quello dopo, l’anno successivo ancora …. riuscendo ad essere ammesso al programma Shuttle a 37 anni, dopo aver tentato ogni anno per 14 anni. Ora lo vediamo di notte, ogni giorno, seduto per terra, magari con la visiera e il trapano, mentre aiuta gli studenti a costruire robot montati con pezzi di fortuna. Parla poco ma offre i consigli precisi, pazienti, concreti, come se fosse un artigiano.
Mi sembra di capire, mai come prima d’ora, che con le persone giuste si può andare molto lontano. 

lunedì 20 giugno 2011

Singularity University: il primo giorno


Primo giorno alla Singularity University: i corsi non sono ancora iniziati ma il clima è di grande entusiasmo. Arrivo devastato dal jet lag, dopo aver visto in aereo un kitchissimoBattleshipYamato. Una navetta ci porta al campus NASA Ames, dove si parte per la registrazione: consegna badge, libri ed altro merchandising in regalo, gente da tutto il mondo, sottofondo musicale con Bob Marley.
Ieri giornata interamente dedicata al tema ”orientation”: come sopravvivere nelle 10 settimane che seguiranno. Ci sono svariate presentazioni: da come affrontare la dinamica di gruppo tra persone appertenenti a culture differenti al tipo di ricerche effettuate presso NASA Ames, da come seguire un programma di meditazione, rilassamento & fitness a quali applicazioni mobile potranno essere utili per facilitare lo studio e i gruppi di lavoro. Il pomeriggio si fa un tour del campus, dove abbiamo modo di vedere alcune delle strutture ciclopiche presenti, come ad esempiol’hangar one di Moffett Field.
Il termine della giornata è invece dedicato a giochi di team building e all’introduzione reciproca degli 80 studenti: provengono da 35 nazioni e da background piuttosto eterogeneiselezionati tra 2.200 application, molti dei quali hanno già fondato organizzazioni, aziende o hanno contribuito in modo significativo al loro campo di studi. La prima impressione è molto particolare: da un lato una vera e propria esplosione di diversità, dall’altro con alcuni c’è la sensazione di capirsi al volo e di avere molto in comune nonostante la distanza in termini geografici e di esperienza di vita.
Se si parla di politica, come capita a tutti gli italiani all’estero, è necessario rispondere alle inevitabili domande su Berlusconi.  Dopo le risposte di rito, faccio passare il discorso su Lo Spazio della Politica e la cosa piace più del previsto:)
La sensazione è che ci stiamo preparando a qualcosa di molto importante: da domani si inizierà a pensare in grande: analizzando tecnologie avanzate, dalla robotica alla bioinformatica,  cercando di risolvere in modo scalabile problemi molto complessi, dal miglioramento dei sistemi di istruzione all’inquinamento,tramite l’interazione feconda tra idee, persone e le risorse disponibili in Silicon Valley.
Accanto alle aule per le lezioni ed i workshop c’è un vero e proprio “Innovation lab”, pieno di schede Arduino, Lego Mindstorm, computer e varie componenti per costruire robot a basso costo. Prima ancora dell’inizio del corso, durante la prima notte, un gruppo di persone informalmente guidate da Dan Barry ha costruito un robot lowcost (sotto i mille dollari) per la telepresenza montando un iPad 2 con altre componenti. Si parte nel modo giusto, vedremo cosa succederà nei prossimi giorni… (articolo tratto da Lo Spazio della Politica)

mercoledì 15 giugno 2011

D-Wave One: Sul mercato il primo computer quantistico

Forse la realtà non reggerà la promessa. Ma se lo farà, quello che è appena avvenuto può essere considerato un passo molto importante nella storia dell’informatica. L’azienda canadese D-Wave, organizzazione ad alta intensità di ricerca che si è sviluppata negli scorsi anni grazie al fondo di venture capital Draper Fisher Jurvetson e alla banca d’investimento Goldman Sachs,ha annunciato di aver venduto il primo computer quantistico alla Lockheed Martin, celebre gruppo industriale legato alle tecnologie militari e aerospaziali.
Perché si tratta di una notizia importante ? La computazione quantistica non implica soltanto la possibilità di aumentare la performance del calcolo, in termini di velocità e miniaturizzazione della tecnologia, ma consente di risolvere intere nuove classi di problemi. Questo accade perché i computer quantistici si basano su unità elementari, i qbit, che sfruttano le proprietà della meccanica quantistica, portando a costruire un paradigma di elaborazione dell’informazione qualitativamente differente rispetto a quello attuale. Infatti, la computazione quantistica sfrutta alcune proprietà fisiche che sono evidenti nell’infinitamente piccolo, come l’entanglement e la possibilità da parte delle particelle di trovarsi in più stati simultaneamente.
Un computer quantistico potrebbe risolvere una serie di problemi che richiedono calcolo parallelo o la soluzione di quesiti matematici altamente elaborati, come la fattorizzazione di numeri molto elevati, che presentano una complessità computazionale che cresce in modo esponenziale. Alcune di queste applicazioni hanno una grande rilevanza: nelle simulazioni biomediche, nell’intelligenza artificiale, nella crittografia e – ovviamente – nella tecnologia militare. Un computer quantistico, infatti, sarebbe in grado di spezzare la quasi totalità dei codici esistenti in ambito civile e militare.
D-Wave One, il prodotto recentemente venduto, ha 128 qbit. Sono però carenti le verifiche sull’effettiva realizzazione della tecnologia, come sulla capacità di costruire il resto del meccanismo di elaborazione – non solo la CPU – in modo da essere congruente e sfruttare al meglio la logica della computazione quantistica.  E’ importante sottolinearlo perché quasi tutte le sperimentazioni di laboratorio relative a questa tecnologia si trovano su scala embrionale, con pochi qbit, in una fase di sviluppo lontana dal  trasferimento tecnologico e dell’immissione sul mercato. Se D-Wave mostrasse di aver superato la sfida, saremmo allora all’inizio di un nuovo ciclo tecnologico dove computer quantistici saranno disponibili sul mercato a prezzo sempre minore, con prestazioni crescenti, con un impatto potenziale nei prossimi decenni che ora è difficile stimare nella sua estensione: la tecnologia quantistica, come i computer tradizionali, probabilmente avrà applicazioni che oggi non riusciamo neanche ad immaginare. (articolo originale su Lo Spazio della Politica)

giovedì 2 giugno 2011

Progetti della Singularity University - 2009 - 2010


Di seguito un interessante post, pubblicato su SU4I, dove sono descritti alcuni dei progetti lanciati nelle ultime due edizioni del  Graduate Studies Program della Singularity University (2009 e 2010).
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GSP-2009
Getaround è un servizio di social car sharing che mira a togliere il 50% delle auto dalle strade urbane trasformando le auto private da costo a profitto. Attualmente attivo negli USA, ha appena vinto il premio TechCrunch Disrupt. Vedi post precedente.
CiviGuard è un servizio mobile di risposta alle catastrofi naturali. Permette di ricevere direttamente sul cellulare informazioni utili in caso di disastro, integrando molte sorgenti. E’ in grado di fornire informazioni anche in caso di assenza di copertura di rete. Presente negli Stati Uniti, sta per estendersi ad altre nazioni.
Acasa intende produrre case economiche e su misura attraverso la tecnologia della stampa tridimensionale (3D printing), tipicamente usata per la prototipazione rapida. Sta mettendo a punto la tecnologia grazie ad una collaborazione con l’università della Southern California.
OneGlobalVoice intende lanciare una piattaforma per servizi web per telefonini 2G, mirati ai paesi in via di sviluppo.
GSP-2010
H2020 è un sistema per la raccolta e la mappatura di informazioni relative alla disponibilità di risorse idriche. Si tratta di uno strumento, operativo tramite tecnologie mobile, di forte impatto per i paesi in via di sviluppo e per le zone dove l’acqua è una risorsa scarsa o mal distribuita. Attualmente attivo con un progetto pilota in Cile e nei prossimi mesi si estenderà a 500 comunità africane attraverso accordi di partnership con un’altra ONG.
Satellogic è un progetto per lo sviluppo di tecnologia per la fornitura di comunicazioni via satellite a basso costo. Sponsorizzato da un’impresa di ingegneria internazionale sta ultimando la messa a punto della tecnologia.
Made in Space è un’iniziativa, attualmente finanziata dalla NASA ed operativa nel centro di ricerca NASA Ames, per la realizzazione a basso costo di componenti per navi e stazioni spaziali tramite dispositivi di fabbricazione che utilizzano tecnologie di 3D printing posizionati fuori dall’orbita terrestre.
Escape Dynamics si propone di realizzare un sistema di propulsione per navette spaziali fuelless (senza combustibile) basato su un trasmettitore a microonde, posto a terra, e un propulsore a idrogeno a bordo della navetta, allo scopo di ridurre i costi dei trasporti aerospaziali di circa un ordine di grandezza. Sta mettendo alla prova il primo prototipo.
Fre3dom mira a creare opportunità economiche nei paesi in via di sviluppo attraverso la fabbricazione a mano di oggetti utilizzando materiali riciclati. Finanziato da privati.