Cosa accomuna Hezbollah e Google? La capacità di mutare e adattarsi: sono entrambe organizzazioni in perenne co-evoluzione con i propri ambienti di riferimento, dei contesti politici, sociali e tecnologici caratterizzati da una forte instabilità e imprevedibilità. Secondo Joshua Cooper Ramo, managing director di Kissinger Associates, questo è il segreto di tutti gli attori capaci di avere successo nel mondo contemporaneo, come spiega nel suo nuovo libro The age of unthinkable: why the new world disorder constantly surprises us and what we can do about it (Little Brown and company, New York 2009).
Questo non implica certo un giudizio di natura morale, i mezzi e le finalità di alcune di queste organizzazioni sono piuttosto discutibili. Ma l’osservazione centrale è degna di nota: il contesto attuale è caratterizzato da un livello elevatissimo di complessità, dall’interconnessione globale dei fenomeni economici e politici, dalla presenza di novità radicali che producono una struttura di rischi sempre più incomputabile. In un ecosistema sociale di questo tipo, solo le organizzazioni capaci di apprendere possono sopravvivere e influenzare in modo determinante l’ambiente in cui si trovano. La capacità di creare e innovare è l’attitudine più importante per chi si muove in zone fortemente instabili, dove piccoli eventi possono avere conseguenze macroscopiche e dove diventare “prevedibili” significa fallire.
L’analisi di Ramo è in parte analoga a uno dei classici della letteratura manageriale degli anni ’90, come The Fifth Discipline: The Art & Practice of the Learning Organization di Peter M. Senge, o ad alcuni studi contemporanei sulle pratiche di gestionali innovative, come l’interessante testo The Future of Management di Gary Hamel. Nonostante le somiglianze, sono presenti alcuni elementi innovativi: Ramo integra i suoi ragionamenti sul futuro delle relazioni internazionali con il filone di studi portato avanti dal Santa Fe Institute, il maggiore centro di ricerca legato al paradigma interdisciplinare della complessità e della network science. In particolare quest’ultimo approccio sembra particolarmente promettente: esso non permette di prevedere l’evoluzione dei sistemi complessi, cosa sotto molti aspetti impossibile, ma fornisce un framework con cui comprenderne in modo migliore la struttura e la dinamica. Gli operatori delle relazioni internazionali, del management, della lotta politica, della scienza possono aumentare la propria efficacia se comprendono a fondo la natura rizomatica dei rispettivi ambiti di appartenenza e se riescono ad agire in modo pro-attivo all’interno delle proprie reti operative.
Molti dei fenomeni contemporanei più rilevanti, dal crollo dell’URSS all’11 Settembre, da Obama al Web 2.0, sono stati caratterizzati da un’imprevedibilità radicale. Anche quando teorizzati da alcuni visionari, come per l’evoluzione di Internet, nella loro materializzazione hanno sorpreso gli analisti più esperti per la rapidità e la profondità degli effetti. Come proteggersi dalla continua rivoluzione e ri-definizione del nostro ambiente ? In primo luogo bisogna adottare un approccio basato sulla deep security: focalizzarsi sulle variabili invisibili, meno urgenti, ma determinanti nel lungo periodo. E’ quello che fa Google, permettendo ad alcuni suoi collaboratori di allocare il 20% del proprio tempo di lavoro a progetti di sviluppo indipendenti, ad alto rischio e alto livello creativo. E’ quello che fanno alcune organizzazioni politico-militari che, invece di focalizzare il 100% delle proprie risorse nelle azioni belliche, costruiscono case e forniscono servizi di base per guadagnare il favore della popolazione. Questo vale anche per il contesto macroscopico: hanno successo nel lungo periodo gli stati che investono nella ricerca scientifica, nell’istruzione e nell’adattamento costante del proprio assetto istituzionale. Focalizzarsi su queste variabili “lente”, non urgenti ma di impatto elevato, permette di affrontare con delle basi solide i traumi generati dai contesti operativi ad alto livello di complessità.
Il passo ulteriore è quello di creare il proprio ambiente. Un attore di successo è quello che rivoluziona costantemente se stesso, assumendosi dei rischi in modo intelligente, reinventando il proprio contesto operativo, scrivendo nuove regole e spiazzando continuamente gli avversari.
Il passo ulteriore è quello di creare il proprio ambiente. Un attore di successo è quello che rivoluziona costantemente se stesso, assumendosi dei rischi in modo intelligente, reinventando il proprio contesto operativo, scrivendo nuove regole e spiazzando continuamente gli avversari.
(Articolo originale su Lo Spazio della Politica)
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