domenica 13 marzo 2011

Megacomunità: governare la complessità con un approccio multi-stakeholder


Mark Grencser, Reginald Van Lee, Fernando Napolitano, Christopher Kelly, Megacommunities: How Leaders of Government, Business and Non-Profits Can Tackle Today’s Global Challenges Together, Polgrave Macmillan, 2008; tr. It. Megacomunità: Come i leader di governo, delle aziende e della società civile possono gestire le grandi sfide globali, insieme, Il Sole 24 Ore, 2009.
http://www.megacommunities.com/

Viviamo una crisi simultanea delle principali istituzioni che sorreggono la nostra vita associata: governi, partiti, aziende, organizzazioni religiose, enti locali, ONG. Un numero crescente di problemi sembra uscire fuori dal “campo di influenzabilità” che tradizionalmente le caratterizzava: la dinamica sociale della globalizzazione esprime una complessità incomprimibile, un proprietà che la struttura di molte organizzazioni non riesce a cogliere pienamente.  Allo stesso tempo, stanno emergendo dei modelli di aggregazione che permettono di superare molti dei limiti del passato. In particolare, ha un successo crescente la creazione di spazi di incontro, discussione ed elaborazione di natura multi-laterale, capaci di aggregare attori eterogenei e di produrre accordi di tipo win-win. Si tratta di luoghi di interazione che fondano la loro influenza sul potere dei network, in alternativa ai tradizionali strumenti legati all’impatto dello stato o dei mercati. Questo approccio non riproduce necessariamente i limiti dei forum di natura rappresentativa: sono infatti inclusi solo gli attori percepiti come rilevanti, offrendo a ciascuno uno spazio proporzionale al contributo effettivo che è in grado di apportare. Le reti tra organizzazioni nascono per aumentare la probabilità di risolvere problemi complessi, consentendo di affrontare in modo coordinato tutte le sfaccettature che li caratterizzano.

Un gruppo di consulenti della Booz Allen Hamilton’s ha costruito una nuova formalizzazione di questo processo, legata al concetto di “megacomunità”. L’intersezione tra attori legati al business, alle attività governative e alla società civile permette, secondo questo punto di vista, di offrire un framework adeguato per la soluzione dei problemi più complessi che si presentano nel mondo attuale. Le sfide contemporanee sono in fatti di natura estremamente fluida, caratterizzate dall’imprevedibilità e dall’interconnessione tra diversi piani di riferimento economici, politici, tecnologici e sociali. Questo crea un deficit di leadeship da parte delle organizzazioni tradizionali, dato che nessuna singola metodologia di azione permette di affrontare in modo adeguato le nuove questioni. Una megacommunity ha quindi l’obiettivo di “aprire i network”, consentendo di attingere alle risorse cognitive e relazionali di un pool allargato di partecipanti. Si tratta di un ragionamento analogo a quello portato avanti da Klaus Schwab nel World Economic Forum, vale a dire la governance multi-stakeholder, un sistema basato sulla costruzione progressiva di un punto di vista comune tra attori eterogenei. Questo è un modo di agire che è stato recentemente oggetto di interessanti pubblicazioni  e che ha dimostrato un successo crescente nella sua applicazione empirica.

I concetti di megacomunità e approccio multi-stakeholder si avvalgono delle nozioni sviluppate di recente dalla teoria dei network, dall’economia comportale e dalla dinamica dei sistemi: si cerca in modo esplicito di costruire reti robuste, capaci di auto-organizzarsi nel tempo e in grado di allineare le speranze e le aspettative dei partecipanti. Lo scopo di questi network multilaterali è la creazione di un cambiamento di lungo periodo, sostenibile in modo credibile da una serie di attori le cui agende sono potenzialmente in conflitto. Per fare questo, nel corso della nascinta di una megacommunity è necessaria una fase di elaborazione e confronto, finalizzata alla creazione di una visione di tipo macroscopico e inclusivo, che abbia la capacità di far convergere gli obiettivi di lungo periodo dei principali attori in gioco. I legami esistenti tra le diverse organizzazioni devono rafforzarsi, allineando i loro schemi cognitivi e consentendo la formazione di una rete di ordine superiore. La costruzione di questonetwork capital permette quindi di affrontare al meglio, in modo efficace e sostenibile nel tempo, l’iper-complessità che caratterizza le principali sfide della nostra epoca.

(articolo originale sul blog di Vision)

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