giovedì 25 agosto 2011

Singularity University #6 - Il tempo stringe


Ci avviciniamo alla fine del programma, che sarà sancita dalla graduation cerimony il 26 agosto e dalla riunione degli alumni il 27-28. Nelle ultime settimane si è lavorato alacremente alla finalizzazione dei progetti: capita di vedere i partecipanti nella notte scrivere codice, registrare video, creare documenti e slides, costruire prototipi con elettronica di fortuna ed altro ancora.
Ci sono stati comunque altri interventi degni di nota, pensiamo ad Aneesh Chopra, il Chief Technology Officer dell’amministrazione Obama, con il quale si sono discusse le misure del governo americano per la tecnologia e per l’imprenditorialità. O gli interventi interessanti su tecnologia e geopolitica di Ayesha Khanna, già global thinker di LSDP nel 2009 assieme al marito Parag, che oggi porta avanti l’analisi dell’impatto sociale della convergenza tecnologica con il suo “Hybrid Reality Institute”. Non sono mancate le lezioni tipiche della SU con Steward Brand, uno dei fondatori del movimento ecologista, che oggi sostiene un approccio “tech-friendly” all’ambientalismo, o con Clay Shirky, l’autore del bestseller “Surplus cognitivo”.
Da un punto di vista personale ho sfruttato gli ultimi giorni anche per “uscire dalla bolla” del campus NASA, visitando le zone circostanti: Stanford, Menlo Park, San Francisco, Berkeley, etc. tutti posti nei quali oggi è possibile riconoscere, dai turisti agli studenti di dottorato, voci italiane.  Non che tutto sia stato bellissimo: ad esempio San Francisco, come altre città negli US, ha un centro città che in alcune zone sorprende per la concentrazione di senzatetto e per il degrado. Più in generale, se ne è parlato molto con alcuni studenti, ci siamo trovati un contesto piuttosto anomalo, dove le startup costruiscono costantemente posti di lavoro, dove per alcune figure – ad esempio gli sviluppatori di software – c’è una dinamica salariale crescente, mentre il resto dell’economia americana sta vivendo grandi problemi e non ha identificato una chiara via per ripristinare stabilmente lo sviluppo.
Con molti si è discusso anche di quello che accade in Italia e dei problemi che sta affrontando il nostro sistema economico: gli stranieri sono curiosamente interessati, qualcuno perché ha un investimento in zona, qualcuno perché semplicemente ci è stato in vacanza o ha letto negli ultimi anni gli articoli di colore sulle gesta del premier.  Mi colpisce il fatto che l’Italia sia ancora nel radar, percepita comunque come rilevante al di là del folklore sulle qualità del cibo, dell’arte e della moda. Il problema è che tra poco, senza una presa di coscienza collettiva, ci rimarrà solo la possibilità di erodere fette in costante riduzione della ricchezza prodotta nel passato. Serve una nuova ondata di“creazione”, la costruzione di prospettive economiche, politiche, culturali. Ma questo è un altro discorso e, sono sicuro, Lo Spazio della Politica sarà parte di questa storia.
(articolo originale da Lo Spazio della Politica)

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