domenica 15 gennaio 2012

2012, viaggio nel futuro della nuova finanza


Il 2012 si appresta ad essere un anno di importanza cruciale, dove verranno al pettine numerosi nodi relativi alla struttura dell’economia mondiale. Il quadro è piuttosto problematico da alcuni punti di vista, dalla crisi del debito sovrano alla turbolenza nei mercati finanziari, ma non tutte le dinamiche in atto saranno negative: sono presenti in questa fase delle traiettorie di evoluzione tecnologica molto interessanti, che in alcuni casi potranno avere un impatto significativo anche nel breve termine. In questo contesto sono molte le scie di innovazione da seguire: dalle tecnologie mediche alla robotica low-cost, dall’esplosione delle applicazioni mobile al dinamismo dei paesi asiatici nel produrre ricerca e nello spingere la tecnologia applicata.
Un’attenzione particolare, vista la congiuntura, merita di essere rivolta al tema dell’interazione tra innovazione e finanza, con particolare riferimento alle tecnologie digitali. Infatti, la rivoluzione tecnologica legata alla diffusione di piattaforme on-line sempre più efficienti e a basso costo si sta combinando con la necessità di trovare nuove traiettorie di evoluzione per il sistema finanziario, che nel corso della crisi attuale sta mostrando numerosi punti di debolezza. Tra le dinamiche da osservare possiamo notare in particolare due filoni:

 1) Il mutamento delle modalità di finanziamento della creatività tecnologica e sociale

Assistiamo, ad esempio, all’impatto sempre maggiore degli acceleratori di startup e dei programmi di stimolo ai processi innovativi.  Pensiamo in particolare a strutture come Y Combinator e Techstarscapaci di trasformare in modo sistematico – quasi industriale – team e idee in società di successo, che, specialmente per quanto riguarda il primo,  hanno avuto talvolta la possibilità di raggiungere valutazioni superiori al miliardo di dollari. Si badi bene: gli acceleratori di questo tipo sono entità giovanissime, in aggregato la loro performance non è brillante e solo alcuni sono in grado di produrre successi in modo sistematico. La sperimentazione è ancora in corso. Tra le vie di esplorazione oggi in corso si possono segnalare dei programmi di finanziamento di startup estremamente originali come, ad esempio, Gen Y Fund, che oltre al capitale fornisce il pagamento del debito universitario per tre anni (un problema che impedisce a molti studenti, specialmente negli Stati Uniti, di seguire carriere più rischiose), o Blueseed, un’iniziativa che ha l’obiettivo di aggirare le leggi relative all’immigrazione creando incubatori per società tecnologiche piazzati in acque internazionali.   Altre strutture, come i BreakoutLabs di Peter Thiel, cercano invece di finanziare progetti di ricerca scientifici di natura iper-ambiziosa, che normalmente non sarebbero in grado di superare le maglie della burocrazia, che nel fundraising incentiva principalmente percorsi di ricerca dagli esiti relativamente prevedibili e a basso rischio. Lo spazio problematico del finanziamento dell’innovazione è quindi molto vasto, le carte da giocare sono parecchie e c’è molto da sperimentare.

 2) La compenetrazione sempre più forte tra finanza e tecnologia

Partendo dalle piattaforme di peer to peer lending, prestito tra pari on-line, comeProsper, al crowdfunding, l’aggregazione efficiente di fondi da una moltitudine di soggetti tramite le tecnologie di rete, come nel caso di Kickstarter, ai modelli ibridi, come nel caso di Kiva. Alcune di queste tecnologie esistono da alcuni anni, ma anche in questo caso c’è molto da scoprire ed i temi sui cui lavorare sono molteplici, dall’abilitazione dei sistemi di pagamento, come nel caso di Square, alla costruzione di sistemi monetari complementari e di economie virtuali, come nel caso di Jambool e del suo “social gold”, fino alla gestione automatizzata del risparmio, dove anche gli italiani giocano un ruolo importante, come nel caso diMoneyFarm (n.d. per trasparenza segnalo che ho contatti diretti con quest’ultima società). Inoltre, è prevedibile che in futuro che ci sarà un’estensione ulteriore dell’utilizzo di agenti virtuali, algoritmi e varie forme di intelligenza artificiale nel trading e nella gestione dei patrimoni. Già ora una fetta importante dei mercati è mossa da sistemi automatizzati ed è ragionevole ipotizzare che, se non ci saranno scossoni regolativi pesanti su questo settore, la disponibilità crescente di potenza computazionale e l’evoluzione dei software disponibili supporteranno in maniera crescente, ed in alcuni casi supereranno nettamente, l’operato di agenti umani nei mercati finanziari. Il futuro della finanza è meno prevedibile di quanto si pensi, le traiettorie di evoluzione sono molteplici e, se vogliamo plasmare invece che subire i mutamenti legati alla crisi mondiale, è utile affrontare in modo consapevole la sua interazione con la tecnologia.
Raffaele Mauro 

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