Un imprenditore ed investitore specializzato nell’alta tecnologia può essere un intellettuale? A questa domanda dobbiamo rispondere positivamente, se analizziamo
il caso di Peter Thiel, fondatore di PayPal, noto venture capitalist e angel investor con
The Founders Fund.
L’eco di Thiel, che per il suo investimento in Facebook compare in una scena di “The Social Network”, è giunto anche sui media italiani non specializzati. È stato recentemente nominato a “Otto e mezzo”, in una puntata dedicata alle polemiche sulle espressioni del viceministro Michel Martone, per il suo controverso
programma di supporto delle iniziative imprenditoriali di giovanissimi studenti, lanciato con il vessillo di Mark Twain “I have never let my schooling interfere with my education”. Thiel ritiene infatti che il sistema educativo americano si basi su una
bolla speculativa, in cui famiglie già pesantemente indebitate si accollano ancor più ingenti debiti per il college dei figli, che fornisce un titolo che genera aspettative irrealistiche sulle possibilità occupazionali.
Negli ultimi anni, Thiel è diventato un personaggio pubblico che cerca di interpretare il suo tempo, attraverso idee visionarie e polemiche, senza paura di muoversi nello “spazio della politica”. In alcune interessanti conversazioni con Niall Ferguson a Harvard e con Francis Fukuyama sulla rivista “The American Interest”, sintetizza la sua visione del mondo.
Thiel, a cui l’economista Tyler Cowen ha dedicato il libro
The Great Stagnation, descrive la condizione del cosiddetto mondo sviluppato come
“il luogo dove ci aspettiamo che non succeda più niente”. Nel recente passato, lo scetticismo sull’intervento dell’uomo sull’ambiente ha portato alla
“proibizione per gli scienziati di sperimentare con le cose, permettendo loro di sperimentare solo coi bit”. Da ciò deriva da un lato la stagnazione relativa di molte discipline, dall’altra parte l’innovazione sempre più pervasiva e con maggiori ritorni economici che caratterizza l’informatica e la finanza. Le curve dell’innovazione e della stagnazione determinano le prospettive lavorative e le scelte degli studenti con maggiori capacità quantitative.
Contrariamente a quello che pensano in molti,
Peter Thiel ritiene che il progresso tecnologico sia oggitroppo lento. Secondo il suo punto di vista, la scienza e le imprese tecnologiche, pur procedendo rapidamente, non riescono a tenere il passo con le sfide globali. Per questo, con una serie di inziative, come i
Breakout Labs e la sua attività di angel investor, Thiel sta cercando di
rompere numerose barriere, investendo in progetti di ricerca scientifica e startup tecnologiche che difficilmente potrebbero nascere con i criteri di selezione prevalenti al momento attuale, legati ad una forte avversione al rischio ed alla prevalenza di un’ottica di breve termine.
In politica Thiel, che parte da posizioni libertarie, non è però contrario all’idea di una pianificazione di lungo termine. Il suo problema, nell’analisi dell’America di oggi e dei modelli prevalenti nelle nostre società, è proprio l’assenza di un piano. Gli Stati Uniti si ritrovano con un governo pesante, ma privo di un “piano quinquennale”, o meglio un piano di qualunque tipo, una prospettiva di lungo periodo, visionaria e ostinata, da perseguire al di là dei fattori contingenti che influenzano l’attività politica.
(scritto in collaborazione con Alessandro Aresu, articolo originale
qui)
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